martedì 2 giugno 2015

Attenzione al Click … !! - La sicurezza nel web-








PREMESSA

Lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione hanno realizzato, dagli anni Novanta in poi, una potente ed intensa dinamica di mutamento culturale e psicologico, che sta disegnando scenari di tipo socio-relazionale del tutto inediti, i cui esiti non appaiono del tutto prevedibili. Nell’interrogarsi sulla natura e sugli effetti dei cambiamenti introdotti dalle tecnologie nell’era digitale è indispensabile considerare che esse investono contemporaneamente gli stili di vita e di consumo, ma anche la sfera senso-percettiva, i modelli cognitivi e l’apprendimento, così come l’assetto emotivo-affettivo. In effetti oggi stiamo assistendo, sulla spinta delle incessanti innovazioni introdotte dalle nuove tecnologie, a una riconfigurazione non solo del modo di vivere e delle abitudini del quotidiano, ma anche del modo di pensare, del gusto e della sensibilità, della percezione del tempo e dello spazio, del rapporto con la realtà, con l’altro da sé e con la propria identità.

I bambini e gli adolescenti oggigiorno, appaiono sempre più intimamente correlati ai dispositivi tecnologici che essi usano e sembrano possedere un’inclinazione e una predisposizione straordinaria all’interazione con le tecnologie. Ciò è facilmente rilevabile, ad esempio, quando assistiamo al modo così “confidenziale” con cui un bimbo di 2-3 anni manipola un telefonino o armeggia efficacemente con la tastiera di un computer.
I bimbi, dunque, imparano a orientarsi in mondo tecnologico e digitalizzato che, per loro, è ovviamente l’unico mondo di cui hanno fatto esperienza, laddove l’adulto invece ha la necessità cognitiva di disimparare schemi comportamentali dell’era predigitale e re-imparare il rapporto con un nuovo universo che richiede maggiore flessibilità, rapidità, coordinazione oculo-motoria, destrezza manuale, acquisizione di schemi procedurali tipici del funzionamento delle tecnologie evolute. Per tali ragioni, non va trascurato il fatto che oggi bambini e adolescenti entrano di slancio in un mondo a elevatissimo gradiente tecnologico senza che la generazione precedente abbia avuto il tempo di acquisire, elaborare, metabolizzare tutta la portata del cambiamento tecnologico. La mediazione pedagogica e culturale esercitata dagli adulti risulta perciò carente e il rapporto con i dispositivi tecnologici e con tutto l’universo tecno-mediatico, insieme con i modelli e i valori (o disvalori) che questo veicola, appare il risultato di un contatto privato e privilegiato del ragazzo con la tecnologia.
I nuovi media, soprattutto se riferiti all’uso che ne fanno i giovani, sono spesso associati al problema della sicurezza. Se da un lato essi offrono ampie opportunità di comunicazione, scambio ed apprendimento, rappresentano anche una realtà complessa ed apparentemente priva di regole, nella quale trovano spazio contenuti e comportamenti potenzialmente dannosi per lo sviluppo dei più piccoli.

RIFERIMENTI TEORICI E MODELLI INTERPRETATIVI

I ragazzi e le ragazze, pur essendo spesso tecnicamente competenti, tendono a non cogliere le implicazioni dei loro comportamenti nel web. Le ricerche sull’argomento affermano che tale fenomeno è tanto maggiore quanto è più forte il coinvolgimento emotivo nell’utilizzo dei nuovi media. È questo spesso il terreno fertile tramite cui certi rischi possono diventare concreti. Tra i principali, sia di carattere comportamentale che di matrice tecnica, ricordiamo:
  • possibile esposizione a contenuti violenti e non adatti alla loro età;
  • possibili contatti con adulti che vogliono conoscere e avvicinare bambini/e o ragazzi/e (adescamento);
  • videogiochi diseducativi;
  • pubblicità ingannevoli;
  • scorrette informazioni su ricerche scolastiche, diete, ecc.;
  • download di musica o film coperti da diritti d’autore;
  • virus informatici in grado di infettare computer e cellulari;
  • rischio di molestie o maltrattamenti da coetanei (cyber-bullismo);
  • uso eccessivo di Internet/cellulare (dipendenza).
A nostro avviso, il problema della “sicurezza”, associato all’utilizzo dei nuovi media da parte dei giovani, non è riconducibile esclusivamente all’esistenza in sé di alcuni rischi, più o meno gravi e insidiosi, ma anche alla possibilità che l’utilizzo di tali strumenti tecnologici, nell’economia della giornata di bambini e adolescenti, cominci a prevalere a scapito di spazi di aggregazione concreti, di attività sociali, ricreative, sportive. Quando, soprattutto, i ragazzi cominciano a soddisfare attraverso questi strumenti, bisogni profondi che dovrebbero trovare risposta nella vita reale quando cioè ne fanno un utilizzo sostitutivo anziché integrativo. In tal caso, il ruolo dei nuovi media diventa eccessivo sia quantitativamente che qualitativamente, in quanto per crescere è necessario sviluppare relazioni significative con persone in carne ed ossa, cui legarsi affettivamente, e apprendere e sperimentarsi concretamente all’interno di contesti sociali reali.
Il miglior modo per intervenire sul comportamento dei giovani nell’utilizzo dei media, in un’ottica di prevenzione ad ampio raggio, richiede la necessità di muoversi su una dimensione educativa che tenga conto dei loro bisogni affettivi, sociali, di riferimento, di conoscenza, ecc. e dei loro diritti, primo fra tutti quello alla partecipazione ai sistemi di convivenza cui appartengono.
È importante, a questo riguardo, considerare il rapporto che i giovani vivono con tali strumenti. Ne emerge un aspetto interessante, da una parte, il problema della sicurezza in rete è percepito ma tendenzialmente sottovalutato, dall’altra, è forte l’affettività messa in gioco, elemento comunque fisiologico quando si entra nel campo dei sistemi di relazione. L’aspetto emotivo rappresenta un’area particolarmente sensibile e sollecitata nei minori che utilizzano i nuovi media. Ecco il motivo per cui, in un’ottica di prevenzione, è importante intervenire sul rapporto che bambini e adolescenti hanno con tali strumenti, ed allo stesso tempo, appare opportuno che gli adulti di riferimento aiutino i ragazzi a prendere coscienza delle emozioni che entrano in gioco nella dimensione digitale e li aiutino a gestirle.
In altre parole, le modalità di utilizzo di Internet e dei cellulari possono dipendere da bisogni e da elementi di natura diversa: dai bisogni che ne determinano l’utilizzo (bisogni di socialità, di comunicazione, di conoscenza, ecc.), dalle capacità tecniche dei ragazzi e dalle funzionalità dello strumento, dai principi e dai valori morali che orientano il proprio comportamento, non solamente nella sfera comunicativa. Per esempio, la capacità di trattare i propri dati personali con riservatezza e quindi essere in grado di discernere quando è il caso di lasciarli o meno, può dipendere: da uno o più elementi di tipo tecnico (ad esempio, dalla conoscenza dei procedimenti attraverso i quali è possibile comunicare oppure omettere i dati; o dalla consapevolezza di cosa prevede o meno la legge a riguardo); dalla sensibilità e dal valore attribuito al rispetto verso l’intimità propria e altrui (tale aspetto etico-morale può entrare in gioco quando si mandano in giro dati, informazioni o immagini riguardanti altre persone); ma anche da elementi di tipo affettivo, ossia dalla capacità di gestire l’emozione che in quel momento accompagna la decisione (ad esempio, se il giovane è coinvolto emotivamente in una chat, può facilmente “scordarsi” della raccomandazione sulla tutela della propria privacy e decidere, al contrario, di rivelare la propria identità e rendersi disponibile per un incontro).
Utilizzare uno strumento in modo sicuro e consapevole significa in primo luogo conoscerlo tecnicamente, cioè avere dimestichezza con tutte le sue potenzialità e “implicazioni”. Ma questo elemento da solo non basta: se Internet e cellulari possono essere considerati qualcosa di più che semplici strumenti, in quanto sono in grado di collocarci all’interno di un sistema di relazioni, di una “piazza”, il loro utilizzo responsabile implica la capacità di gestire con un certo grado di lucidità i rapporti che si sviluppano in tale ambiente, giungendo a riconoscere e gestire le proprie emozioni. Essere consapevoli, ad esempio, di subire il fascino di un incontro in rete, o di sentirsi offesi per il comportamento online di qualche amico, o del turbamento prodotto dalla visione di certe immagini, o del tipo di influenza che possono produrre determinate informazioni.

DESTINATARI
L’intervento è pensato per gli alunni della scuola primaria (8-10 anni) e secondaria di primo grado (11-13 anni).

OBIETTIVI

Oltre alla necessità di aiutare i bambini e gli adolescenti nella strutturazione di un pensiero critico per un uso consapevole dei nuovi media il progetto si fonda anche sul concetto di responsabilità.
Non basta più infatti educare uno spettatore che sia attento e critico nell’uso delle tecnologie, ma occorre educare un soggetto che sia responsabile, sia quando naviga contenuti che quando ne produce di propri. Quanto detto implica uno slittamento dalla centralità dei media a quella della cittadinanza. I comportamenti relativi ai media oggi non riguardano più solo il momento del consumo, ma costellano la nostra vita individuale e sociale. La Rete e il telefonino sono migrati nelle nostre vite, le costituiscono dall’interno, sono parte del nostro essere cittadini.

 

OBIETTIVI SPECIFICI

Al termine del progetto si auspica che il giovane possa essere considerato un utente dei nuovi media, sicuro e responsabile, cioè che:

• sia in grado di utilizzare lo strumento da un punto di vista tecnico;

• riesca a riconoscere e sappia gestire le emozioni che possono emergere utilizzando tali strumenti;

• sia in grado di assumersi la responsabilità finale delle proprie decisioni;

• sia consapevole del rispetto che deve a se stesso e agli altri;

• sia cosciente e partecipe dei propri diritti.

 

IL METODO D’INTERVENTO

Il progetto si colloca nell’ambito della “Media Education” e si fonda sull’approccio metodologico della Pedagogia dei Diritti. Essa consiste in un approccio centrato sul riconoscimento del giovane come titolare di diritti (right holder) e sulla possibilità che egli stesso possa, attraverso le attività proposte, conoscere ed esercitare i propri diritti. L’approccio pedagogico centrato sui diritti si fonda sulla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC) approvata dalle Nazioni Unite nel 1989 e conosciuta in Italia anche come Convezione sui Diritti del Fanciullo. Non si tratta ovviamente di un paradigma pedagogico codificato ma di una dimensione educativa e formativa in cui i diritti umani, e nel nostro caso i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, rappresentano la cornice pedagogica di riferimento.
Il metodo di intervento viene focalizzato sulle dinamiche che possono favorire un comportamento responsabile dell’utilizzo di Internet e dei cellulari da parte di bambini e adolescenti. In tal senso, rispetto alle dinamiche complessive che regolano l’utilizzo di tali strumenti, le attività si concentrano su tre aspetti specifici: il livello tecnologico, il livello affettivo/relazionale, il livello civico.
  • Livello tecnico: attraverso un processo di alfabetizzazione reciproca, i ragazzi familiarizzano con le funzionalità degli strumenti e le loro implicazioni.
  • Livello affettivo: l’obiettivo è quello di stimolare una riflessione sul ruolo che i Nuovi Media svolgono nella vita dei ragazzi, cercando di evidenziare e approfondire quei bisogni interiori (di comunicazione, di socialità, di riferimento adulto, ecc.) a cui tali media rispondono.
  • Livello civico: attraverso una riflessione sul comportamento proprio e altrui, i ragazzi trovano la strada affinché sia possibile tradurre i propri bisogni in diritti e riconoscere che essi devono essere soddisfatti e rispettati all’interno di un sistema di convivenza basato su regole di comportamento condivise.
In riferimento alle dinamiche motivazionali appena descritte, il percorso educativo proposto si snoda lungo una direttrice ideale, nel corso della quale, attraverso un’assunzione progressiva di responsabilità, il giovane giunge ad assumere una nuova e specifica “Cittadinanza Digitale”.
In tale percorso, i ragazzi verranno accompagnati nell’esplorazione delle emozioni che entrano in gioco nell’uso e nella relazione con i Nuovi Media, affinché sviluppino consapevolezza e responsabilità verso i propri comportamenti online, esercitino i loro diritti anche nel mondo digitale e vivano a pieno titolo una Cittadinanza Digitale attiva e partecipata.
Il progetto, si avvale di tecniche didattiche che privilegiano la partecipazione attiva dei ragazzi nel processo di formazione. L’obiettivo dell’intervento non è tanto centrato sul veicolare nozioni e conoscenze, ma mira a facilitare una riflessione condivisa sul proprio comportamento ed a creare nuova conoscenza a partire dalla propria esperienza.
I principali strumenti di lavoro, particolarmente utili per favorire la partecipazione degli allievi e l’attivazione delle dinamiche che a noi interessa osservare, sono il Brainstorming, il feedback, il focus group, giochi di ruolo, simulazioni e mappe concettuali.
Il progetto si articolerà in quattro fasi, denominate azioni.

 

Azione 1: mi emoziono

Le attività di quest’area hanno l’obiettivo di attivare emotivamente gli studenti e far leva sulla percezione e rappresentazione che essi hanno dei nuovi media, in particolare Internet e cellulari. L’obiettivo è quello di fare emergere e condividere che tipo di motivazioni e bisogni (di socialità, di conoscenza, di comunicazione, di riferimento adulto, ecc.) si celano dietro l’utilizzo di questi strumenti, evidenziando quali condizioni favoriscono o ostacolano un comportamento responsabile e sicuro.  Tali attività si prestano particolarmente per sondare se, e in che misura, bambini e adolescenti percepiscono il problema della sicurezza e se ritengono opportuno ricevere, in tal senso, un’educazione adeguata.

Azione 2: acquisisco informazioni

In questa sezione sono contenute tutte le attività che ampliano la conoscenza dei ragazzi e sui contenuti, sulle funzionalità, sui rischi e sulle opportunità offerte dai nuovi media. Sono attività che consentono di condividere nozioni e riflettere operativamente sui comportamenti consigliati per utilizzare in modo responsabile e sicuro gli strumenti tecnologici.


Azione 3: rifletto sui miei diritti
Tali attività aumentano la comprensione dei diritti online dei ragazzi e li aiutano a tradurre i propri bisogni - di socialità, di affetto, di conoscenza, ecc.  - in diritti che li tutelino. Permettono, inoltre, di identificare quelli che già esistono, per esempio quelli sanciti dalla Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza, e quelli che invece andrebbero inseriti. È inoltre un utile esercizio per riflettere in generale sul rapporto tra i right holder (i ragazzi stessi, in quanto titolari di diritto) e i duty bearer (le figure atte a tutelare e promuovere tali diritti, gli adulti e le istituzioni più in generale).

Azione 4: valuto il mio percorso
In questa sezione sono contenute attività che stimolano la restituzione e la valutazione da parte dei ragazzi e delle ragazze sia in termini di partecipazione emotiva del percorso svolto che di apprendimento.

TEMPI, RISORSE

Tenendo in considerazione il metodo di intervento, si richiede una partecipazione massima di 12 bambini per gruppo.

I tempi  possono essere comunque concordati con la committenza.

Tempi

Il programma viene sviluppato in 6 incontri della durata di due ore ciascuno, con una pausa di 15 minuti tra un’ora e l’altra.

Risorse


Uno psicologo

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