PREMESSA
Lo sviluppo e la
diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione hanno
realizzato, dagli anni Novanta in poi, una potente ed intensa dinamica di mutamento
culturale e psicologico, che sta disegnando scenari di tipo socio-relazionale
del tutto inediti, i cui esiti non appaiono del tutto prevedibili.
Nell’interrogarsi sulla natura e sugli effetti dei cambiamenti introdotti dalle
tecnologie nell’era digitale è indispensabile considerare che esse investono
contemporaneamente gli stili di vita e di consumo, ma anche la sfera senso-percettiva,
i modelli cognitivi e l’apprendimento, così come l’assetto emotivo-affettivo.
In effetti oggi stiamo assistendo, sulla spinta delle incessanti innovazioni
introdotte dalle nuove tecnologie, a una riconfigurazione non solo del modo di
vivere e delle abitudini del quotidiano, ma anche del modo di pensare, del
gusto e della sensibilità, della percezione del tempo e dello spazio, del
rapporto con la realtà, con l’altro da sé e con la propria identità.
I bambini e gli
adolescenti oggigiorno, appaiono sempre più intimamente correlati ai
dispositivi tecnologici che essi usano e sembrano possedere un’inclinazione e
una predisposizione straordinaria all’interazione con le tecnologie. Ciò è
facilmente rilevabile, ad esempio, quando assistiamo al modo così
“confidenziale” con cui un bimbo di 2-3 anni manipola un telefonino o armeggia
efficacemente con la tastiera di un computer.
I bimbi, dunque,
imparano a orientarsi in mondo tecnologico e digitalizzato che, per loro, è
ovviamente l’unico mondo di cui hanno fatto esperienza, laddove l’adulto invece
ha la necessità cognitiva di disimparare schemi comportamentali dell’era
predigitale e re-imparare il rapporto con un nuovo universo che richiede
maggiore flessibilità, rapidità, coordinazione oculo-motoria, destrezza
manuale, acquisizione di schemi procedurali tipici del funzionamento delle
tecnologie evolute. Per tali ragioni, non va trascurato il fatto che oggi
bambini e adolescenti entrano di slancio in un mondo a elevatissimo gradiente
tecnologico senza che la generazione precedente abbia avuto il tempo di
acquisire, elaborare, metabolizzare tutta la portata del cambiamento tecnologico.
La mediazione pedagogica e culturale esercitata dagli adulti risulta perciò
carente e il rapporto con i dispositivi tecnologici e con tutto
l’universo tecno-mediatico, insieme con i modelli e i valori (o disvalori) che
questo veicola, appare il risultato di un contatto privato e privilegiato del
ragazzo con la tecnologia.
I nuovi media,
soprattutto se riferiti all’uso che ne fanno i giovani, sono spesso associati
al problema della sicurezza. Se da un lato essi offrono ampie opportunità di
comunicazione, scambio ed apprendimento, rappresentano anche una realtà
complessa ed apparentemente priva di regole, nella quale trovano spazio
contenuti e comportamenti potenzialmente dannosi per lo sviluppo dei più
piccoli.
RIFERIMENTI TEORICI E MODELLI INTERPRETATIVI
I ragazzi e le
ragazze, pur essendo spesso tecnicamente competenti, tendono a non cogliere le
implicazioni dei loro comportamenti nel web. Le ricerche sull’argomento
affermano che tale fenomeno è tanto maggiore quanto è più forte il
coinvolgimento emotivo nell’utilizzo dei nuovi media. È questo spesso il
terreno fertile tramite cui certi rischi possono diventare concreti. Tra i
principali, sia di carattere comportamentale che di matrice tecnica,
ricordiamo:
- possibile esposizione a contenuti violenti e non adatti alla loro età;
- possibili contatti con adulti che vogliono conoscere e avvicinare bambini/e o ragazzi/e (adescamento);
- videogiochi diseducativi;
- pubblicità ingannevoli;
- scorrette informazioni su ricerche scolastiche, diete, ecc.;
- download di musica o film coperti da diritti d’autore;
- virus informatici in grado di infettare computer e cellulari;
- rischio di molestie o maltrattamenti da coetanei (cyber-bullismo);
- uso eccessivo di Internet/cellulare (dipendenza).
A nostro avviso,
il problema della “sicurezza”, associato all’utilizzo dei nuovi media da parte
dei giovani, non è riconducibile esclusivamente all’esistenza in sé di alcuni
rischi, più o meno gravi e insidiosi, ma anche alla possibilità che l’utilizzo
di tali strumenti tecnologici, nell’economia della giornata di bambini e
adolescenti, cominci a prevalere a scapito di spazi di aggregazione concreti,
di attività sociali, ricreative, sportive. Quando, soprattutto, i ragazzi
cominciano a soddisfare attraverso questi strumenti, bisogni profondi che
dovrebbero trovare risposta nella vita reale quando cioè ne fanno un utilizzo
sostitutivo anziché integrativo. In tal caso, il ruolo dei nuovi media diventa
eccessivo sia quantitativamente che qualitativamente, in quanto per crescere è
necessario sviluppare relazioni significative con persone in carne ed ossa, cui
legarsi affettivamente, e apprendere e sperimentarsi concretamente all’interno
di contesti sociali reali.
Il miglior modo
per intervenire sul comportamento dei giovani nell’utilizzo dei media, in
un’ottica di prevenzione ad ampio raggio, richiede la necessità di muoversi su
una dimensione educativa che tenga conto dei loro bisogni affettivi, sociali,
di riferimento, di conoscenza, ecc. e dei loro diritti, primo fra tutti quello
alla partecipazione ai sistemi di convivenza cui appartengono.
È importante, a
questo riguardo, considerare il rapporto che i giovani vivono con tali
strumenti. Ne emerge un aspetto interessante, da una parte, il problema della
sicurezza in rete è percepito ma tendenzialmente sottovalutato, dall’altra, è
forte l’affettività messa in gioco, elemento comunque fisiologico quando si
entra nel campo dei sistemi di relazione. L’aspetto emotivo rappresenta un’area
particolarmente sensibile e sollecitata nei minori che utilizzano i nuovi
media. Ecco il motivo per cui, in un’ottica di prevenzione, è importante
intervenire sul rapporto che bambini e adolescenti hanno con tali strumenti, ed
allo stesso tempo, appare opportuno che gli adulti di riferimento aiutino i
ragazzi a prendere coscienza delle emozioni che entrano in gioco nella
dimensione digitale e li aiutino a gestirle.
In altre parole,
le modalità di utilizzo di Internet e dei cellulari possono dipendere da
bisogni e da elementi di natura diversa: dai bisogni che ne determinano
l’utilizzo (bisogni di socialità, di comunicazione, di conoscenza, ecc.), dalle
capacità tecniche dei ragazzi e dalle funzionalità dello strumento, dai
principi e dai valori morali che orientano il proprio comportamento, non
solamente nella sfera comunicativa. Per esempio, la capacità di trattare i
propri dati personali con riservatezza e quindi essere in grado di discernere
quando è il caso di lasciarli o meno, può dipendere: da uno o più elementi di
tipo tecnico (ad esempio, dalla conoscenza dei procedimenti attraverso i quali
è possibile comunicare oppure omettere i dati; o dalla consapevolezza di cosa
prevede o meno la legge a riguardo); dalla sensibilità e dal valore attribuito
al rispetto verso l’intimità propria e altrui (tale aspetto etico-morale può
entrare in gioco quando si mandano in giro dati, informazioni o immagini
riguardanti altre persone); ma anche da elementi di tipo affettivo, ossia dalla
capacità di gestire l’emozione che in quel momento accompagna la decisione (ad
esempio, se il giovane è coinvolto emotivamente in una chat, può facilmente
“scordarsi” della raccomandazione sulla tutela della propria privacy e
decidere, al contrario, di rivelare la propria identità e rendersi disponibile
per un incontro).
Utilizzare uno
strumento in modo sicuro e consapevole significa in primo luogo conoscerlo
tecnicamente, cioè avere dimestichezza con tutte le sue potenzialità e
“implicazioni”. Ma questo elemento da solo non basta: se Internet e cellulari
possono essere considerati qualcosa di più che semplici strumenti, in quanto
sono in grado di collocarci all’interno di un sistema di relazioni, di una
“piazza”, il loro utilizzo responsabile implica la capacità di gestire con un
certo grado di lucidità i rapporti che si sviluppano in tale ambiente,
giungendo a riconoscere e gestire le proprie emozioni. Essere consapevoli, ad
esempio, di subire il fascino di un incontro in rete, o di sentirsi offesi per
il comportamento online di qualche amico, o del turbamento prodotto dalla
visione di certe immagini, o del tipo di influenza che possono produrre
determinate informazioni.
DESTINATARI
L’intervento è
pensato per gli alunni della scuola primaria (8-10 anni) e secondaria di primo
grado (11-13 anni).
OBIETTIVI
Oltre alla
necessità di aiutare i bambini e gli adolescenti nella strutturazione di un
pensiero critico per un uso consapevole dei nuovi media il progetto si fonda
anche sul concetto di responsabilità.
Non basta più
infatti educare uno spettatore che sia attento e critico nell’uso delle
tecnologie, ma occorre educare un soggetto che sia responsabile, sia quando
naviga contenuti che quando ne produce di propri. Quanto detto implica uno
slittamento dalla centralità dei media a quella della cittadinanza. I
comportamenti relativi ai media oggi non riguardano più solo il momento del
consumo, ma costellano la nostra vita individuale e sociale. La Rete e il
telefonino sono migrati nelle nostre vite, le costituiscono dall’interno, sono
parte del nostro essere cittadini.
OBIETTIVI SPECIFICI
Al termine del
progetto si auspica che il giovane possa essere considerato un utente dei nuovi
media, sicuro e responsabile, cioè che:
• sia in grado
di utilizzare lo strumento da un punto di vista tecnico;
• riesca a riconoscere
e sappia gestire le emozioni che possono emergere utilizzando tali strumenti;
• sia in grado
di assumersi la responsabilità finale delle proprie decisioni;
• sia
consapevole del rispetto che deve a se stesso e agli altri;
• sia cosciente
e partecipe dei propri diritti.
IL METODO D’INTERVENTO
Il progetto si
colloca nell’ambito della “Media Education” e si fonda sull’approccio
metodologico della Pedagogia dei Diritti. Essa consiste in un approccio
centrato sul riconoscimento del giovane come titolare di diritti (right holder)
e sulla possibilità che egli stesso possa, attraverso le attività proposte,
conoscere ed esercitare i propri diritti. L’approccio pedagogico centrato sui
diritti si fonda sulla Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza
(CRC) approvata dalle Nazioni Unite nel 1989 e conosciuta in Italia anche come
Convezione sui Diritti del Fanciullo. Non si tratta ovviamente di un paradigma
pedagogico codificato ma di una dimensione educativa e formativa in cui i
diritti umani, e nel nostro caso i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza,
rappresentano la cornice pedagogica di riferimento.
Il metodo di
intervento viene focalizzato sulle dinamiche che possono favorire un
comportamento responsabile dell’utilizzo di Internet e dei cellulari da parte
di bambini e adolescenti. In tal senso, rispetto alle dinamiche complessive che
regolano l’utilizzo di tali strumenti, le attività si concentrano su tre
aspetti specifici: il livello tecnologico, il livello affettivo/relazionale, il
livello civico.
- Livello tecnico: attraverso un processo di alfabetizzazione reciproca, i ragazzi familiarizzano con le funzionalità degli strumenti e le loro implicazioni.
- Livello affettivo: l’obiettivo è quello di stimolare una riflessione sul ruolo che i Nuovi Media svolgono nella vita dei ragazzi, cercando di evidenziare e approfondire quei bisogni interiori (di comunicazione, di socialità, di riferimento adulto, ecc.) a cui tali media rispondono.
- Livello civico: attraverso una riflessione sul comportamento proprio e altrui, i ragazzi trovano la strada affinché sia possibile tradurre i propri bisogni in diritti e riconoscere che essi devono essere soddisfatti e rispettati all’interno di un sistema di convivenza basato su regole di comportamento condivise.
In riferimento
alle dinamiche motivazionali appena descritte, il percorso educativo proposto
si snoda lungo una direttrice ideale, nel corso della quale, attraverso
un’assunzione progressiva di responsabilità, il giovane giunge ad assumere una
nuova e specifica “Cittadinanza Digitale”.
In tale
percorso, i ragazzi verranno accompagnati nell’esplorazione delle emozioni che
entrano in gioco nell’uso e nella relazione con i Nuovi Media, affinché
sviluppino consapevolezza e responsabilità verso i propri comportamenti online,
esercitino i loro diritti anche nel mondo digitale e vivano a pieno titolo una
Cittadinanza Digitale attiva e partecipata.
Il progetto, si
avvale di tecniche didattiche che privilegiano la partecipazione attiva dei
ragazzi nel processo di formazione. L’obiettivo dell’intervento non è tanto centrato
sul veicolare nozioni e conoscenze, ma mira a facilitare una riflessione
condivisa sul proprio comportamento ed a creare nuova conoscenza a partire
dalla propria esperienza.
I principali
strumenti di lavoro, particolarmente utili per favorire la partecipazione degli
allievi e l’attivazione delle dinamiche che a noi interessa osservare, sono il
Brainstorming, il feedback, il focus group, giochi di ruolo, simulazioni e
mappe concettuali.
Il progetto si
articolerà in quattro fasi, denominate azioni.
Azione 1: mi emoziono
Le attività di
quest’area hanno l’obiettivo di attivare emotivamente gli studenti e far leva
sulla percezione e rappresentazione che essi hanno dei nuovi media, in
particolare Internet e cellulari. L’obiettivo è quello di fare emergere e
condividere che tipo di motivazioni e bisogni (di socialità, di conoscenza, di
comunicazione, di riferimento adulto, ecc.) si celano dietro l’utilizzo di
questi strumenti, evidenziando quali condizioni favoriscono o ostacolano un
comportamento responsabile e sicuro.
Tali attività si prestano particolarmente per sondare se, e in che
misura, bambini e adolescenti percepiscono il problema della sicurezza e se
ritengono opportuno ricevere, in tal senso, un’educazione adeguata.
Azione 2: acquisisco informazioni
In questa
sezione sono contenute tutte le attività che ampliano la conoscenza dei ragazzi
e sui contenuti, sulle funzionalità, sui rischi e sulle opportunità offerte dai
nuovi media. Sono attività che consentono di condividere nozioni e riflettere
operativamente sui comportamenti consigliati per utilizzare in modo
responsabile e sicuro gli strumenti tecnologici.
Azione 3: rifletto sui miei diritti
Tali attività
aumentano la comprensione dei diritti online dei ragazzi e li aiutano a
tradurre i propri bisogni - di socialità, di affetto, di conoscenza, ecc. - in diritti che li tutelino. Permettono,
inoltre, di identificare quelli che già esistono, per esempio quelli sanciti
dalla Convenzione ONU sui diritti dell’Infanzia e dell’adolescenza, e quelli che
invece andrebbero inseriti. È inoltre un utile esercizio per riflettere in
generale sul rapporto tra i right holder (i ragazzi stessi, in quanto titolari
di diritto) e i duty bearer (le figure atte a tutelare e promuovere tali
diritti, gli adulti e le istituzioni più in generale).
Azione 4: valuto il mio percorso
In questa
sezione sono contenute attività che stimolano la restituzione e la valutazione
da parte dei ragazzi e delle ragazze sia in termini di partecipazione emotiva
del percorso svolto che di apprendimento.
TEMPI, RISORSE
Tenendo in
considerazione il metodo di intervento, si richiede una partecipazione massima
di 12 bambini per gruppo.
I tempi possono essere comunque concordati con la committenza.
Tempi
Il programma
viene sviluppato in 6 incontri della durata di due ore ciascuno, con una pausa
di 15 minuti tra un’ora e l’altra.
Risorse
Uno psicologo
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